La paura della paura: l'attacco di panico
Non so se vi è mai capitato di provare un attacco di panico ma sicuramente, se vi è successo, non lo avrete potuto dimenticare facilmente.
panico: non troviamo una via d'uscita
La sensazione che pervade è quella di un’improvvisa e incomprensibile tachicardia, la paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire. Spesso manca il respiro, si percepisce un'oppressione al petto, un dolore simile a quello dell’infarto, improvviso e lacerante. Si possono provare tremori, perdita di equilibrio, sudore freddo, diventa quasi inevitabile dirigersi ad un pronto soccorso dove la diagnosi di attacco di panico viene accompagnata solitamente alla prescrizione di farmaci ansiolitici e anti depressivi. Quello che terrorizza maggiormente non è solo il malessere acuto e intenso che si prova quando gli attacchi si presentano, ma il fatto che non si riesca a prevederli, che non si possano anticipare. Arrivano quando siamo alle prese con faccende varie, quando stiamo lavorando, siamo con amici, siamo sul tram o sulla metropolitana. Diventa quindi istintivo incominciare ad evitare il luogo nel quale siamo stati vittime di un attacco di panico, pensando di evitare il ripetersi del malessere.
Tentiamo di controllare il sintomo proiettando la causa all’esterno “colpa del luogo chiuso, o della troppa gente, o della metropolitana”. Questi tentativi di elusione, purtroppo si rilevano inefficaci. Gli attacchi di panico si ripetono e la persona si ritrova in una spirale di situazioni e che cerca di evitare, nel tentativo di stare bene, diventando ostaggio di sé stesso e della propria abitazione.
chi soffre di attacchi di panico tende a chiudersi in se stesso
Quando si incomincia ad avere frequentemente attacchi di panico, spesso, manifestiamo contemporaneamente una sintomatologia ansiosa generalizzata che si trasforma con il passare del tempo in depressione ansiosa. La causa che scatena un attacco di panico non mai è un fattore esterno, ma un problema interno, intimo. L’attacco di panico indica che qualcosa in noi non va, che c’è un vissuto, un’emozione, una decisione che non riusciamo ad accettare, a rendere consapevole e ad integrarla nella nostra vita.
Il movimento inconscio di rimuoverla, ci fa sentire apparentemente al riparo dal sentimento minaccioso, ma inevitabilmente quest’ultimo riesce ad agire con forza manifestandosi inconsapevolmente in un attacco di panico.
La forza vitale e gli istinti repressi se non vengono ascoltati e riconosciuti, diventano causa dei nostri conflitti inconsci, imponendoci sempre un controllo eccessivo sulle nostre emozioni. Quando questa energia repressa irrompe inaspettatamente alla coscienza, ci sentiamo invasi, proviamo il terrore che ci possieda e non riusciamo a liberarci da essa. In realtà, il panico è potenzialmente una grande forza innovatrice e di crescita. Il mito greco del dio Pan rappresenta l’archetipo del signore della natura e degli istinti dell’energia vitale che animano il mondo. Si narra che il manifestarsi di questo dio provochi terrore nelle Ninfee che fuggono di fronte a lui. Più esse fuggono e più Pan si sente spinto ad inseguirle. Da questa situazione nasce il panico delle Ninfee, rappresentato nel corto circuito psichico tra il loro fuggire e l’eccitazione di Pan. Più mi spavento e più sto male, più sto male e più mi spavento, caratteristico degli attacchi di panico.
Va detto che il disturbo da attacchi di panico, se adeguatamente trattato, attraverso una psicoterapia specifica, porta ad una remissione dei sintomi nel 90% dei casi. Oltre infatti ad un primo sostegno farmacologico, deve venire affiancato un lavoro su sé stessi che porti la persona a rendere conscio ed integrato nella propria personalità le emozioni represse e non vissute. L’attacco di panico si manifesta spesso in presenza di alessitimia, ovvero incapacità di provare ad esprimere le emozioni, si devono quindi imparare ad esprimerle, a riconoscerle e a darle un nome, proprio grazie all’aiuto della psicoterapia.
Affrontando questo percorso la persona ritrova spesso una nuova energia vitale, perché il sintomo psicologico è un messaggio, un invito a modificare quello che nella nostra vita non sta andando. L’ansia e gli attacchi di panico, appaiono come appariva il dio Pan, con un aspetto mostruoso per dirci di guardarci, per spostare la nostra attenzione su noi stessi, ascoltiamo quello che Pan vuole narrarci e ritroveremo noi stessi. Nella psicoterapia, infatti, accade proprio questo, non appena si ascolta ciò che Pan ha da dirci, Pan scompare. Non appena diamo senso al nostro attacco di panico, smettiamo di soffrirne perché non c’è più alcun motivo per cui debba comparire, poi può accadere che le terapie proseguano, perché si scopre che dentro di noi ci sono fratture da rimarginare, emozioni riprese da ascoltare, relazioni da chiarire, posizioni nuove da assumere, risorse da trovare o da scoprire o da scoprire di avere già.
Spesso gli attacchi di panico sono la punta emersa dell’iceberg e la loro causa è molto più profonda. Ma la si affronta in assenza del sintomo, con maggiore leggerezza e serenità. Perché Pan non aggredisce più, non ne ha più bisogno, si è messo con la mano sulla spalla ad indicarci quello che non va.